I mattoni, ser Filippo li voleva anche “a freccia”

I mattoni, ser Filippo li voleva anche “a freccia”

La Nazione Firenze

Di ser Filippo i biografi più antichi hanno scritto che riusciva a rendere facili anche le cose più difficili. Seguendo oggi, a distanza di secoli, alcune ipotesi sulla costruzione della Cupola, il primo commento che viene da fare è che quei biografi dovevano aver proprio ragione: la Cupola resta ancora un affascinante mistero, che svela però di volta in volta alcuni aspetti tecnici che sono il segno di una grande genialità semplificatrice.

La costruzione di un modello parziale della Cupola eseguita da un giovane ricercatore fiorentino, Massimo Ricci, offre a tale proposito contributi interessanti anche per quanto riguarda l’assetto dei conci murari della grande volta brunelleschiana. Il modello, che vediamo riprodotto in fotografia, costituisce anche una verifica della “regola” che secondo Ricci il Brunelleschi avrebbe seguito.

Come abbiamo già riportato iin altre occasioni, secondo il ricercatore fiorentino ser Filippo avrebbe adoperato come luogo geometrico una curva fatta “a fiore” – la vediamo disegnata anche alla base de modello in fotografia – sulla quale prendeva i centri di curvatura della volta, utilizzando un raggio di circa 36 metri. Adoperando semplici corde, livella e filo a piombo Brunelleschi avrebbe poi controllato l’intera geometria dell’opera e l’assetto dei conci murari.

La muratura della Cupola, spiega Ricci, è di tipo assolutamente tradizionale, cioè con mattoni ( tranne per quanto riguarda i camminamenti ) “a stesa”.

<< Per dare alla volta la giusta curvatura – aggiunge Ricci – Brunelleschi si è servito della semplice ‘acquatura’: murando con poco spessore di malta il prossimità della parte interna della volta aumentando le spessore via via che si procedeva versto l’esterno >>.

In altri termini: dosando la quantità di mala è stata data ai mattoni l’inclinazione necessaria per conservare la curvatura della volta.

<< Questo fatto – spiega ancora Ricci – è provato anche dalla forma e dalla modularità degli stampi dei mattoni conservati nel museo dell’Opera del Duomo. Questi stampi producevano mattoni con ‘coste e teste’ esattamente perpendicolari al ‘piatto’ e dunque impiegabili per la muratura tradizionale >>.

L’esame del tessuto murario e degli stampi porta Ricci a concludere che il costruttore della Cupola aveva la precisa volontà di dare continuità ai corsi di mattoni sia al centro della singola vela, sia sullo spigolo. Per quest’ultimo sono stati utilizzati mattoni “a freccia”, in modo da far ben girare, “la spina di pesce”.

In questo modo la muratura dei costoloni della Cupola giace su un piano unico, inclinato secondo la direttrice che passa per il centro di curvatura giacente sul piano d’imposta, o se vogliamo, sul “fiore” ( come si può vedere nella foto ).

A questo punto, però, sorge un inconveniente: se Brunelleschi avesse continuato dallo spigolo a mettere mattoni sullo stesso piano per entrambi i lati della vela, avrebbe avuto al centro di questa una attestatura trasversale “non piatta”. Non ci sarebbe stata più, cioè, la continuità di dei singoli corsi dei mattoni e quindi della struttura.

Di qui, secondo Ricci, l’accorgimento di imprimere ai conci murari un andamento “conico”, o meglio “a corda blanda”.

<< La ‘corda blanda’ – afferma Ricci – non è dovuta al procedimento di definizione della Cupola, ma è un semplice espediente, dovuto alla messa in opera del materiale, per rispettare la modularità del singolo mattone, per facilitare la sua messa in opera e infine per dare la massima continuità all’intera struttura. Ci troviamo di fronte ad una scelta precisa di Brunelleschi, scelta che ha condizionato profondamente sia l’aspetto del tracciamento geometrico della struttura, sia il meteodo per realizzarlo>>.

E riguardo la messa in opera degli elementi in pietra?
<< Ho la prova – risponde Massimo Ricci – che venivano posti in opera in piano, sugli spigoli. Tali elementi presentano facce piane: quella inferiore perfettamente orizzontale, quella superiore inclinata secondo la direzione dei corsi di mattoni alla quota relativa. Le facce laterlai sono invece parallele alle ‘coste e teste’ dei singoli mattoni che compongono il singolo concio murario. Mettendo in pratica questa configurazione ho ottenuto sul modello particolari esattamente rispondenti a quelli visibili nella Cupola>>.

E’ proprio per questa rispondenza, anche nei particolari fra il modello e la Cupola vera, che Ricci insiste nel proporre la realizzazione di un modello in muratura.

<< Solo con la costruzione di un modello in muratura della Cupola – dice – è possibile conoscere gli ultimi segreti >>.

Articolo di Enrico Gatta.

Da la Nazione Firenze – Venerdì 15 luglio 1983